LOGIN

(*) Campi obbligatori

IL MIO PROFILO

Per modificare l'email associata al tuo account Baxter inserisci il nuovo indirizzo nell'apposito campo.

(*) Campi obbligatori

Recupera password

Password dimenticata? Inserisci l'indirizzo e-mail associato al tuo account Baxter e ti invieremo le istruzioni per reimpostare la password.

Cerca


Cerca per parole chiave o per prodotto

      BAXTER COMPIE 30 ANNI

      Abbiamo provato a riassumere 30 anni di Baxter in 8 parole.

      Ognuna di esse ha risvegliato un ricordo o un momento chiave della lunga storia di un’azienda e delle persone che ne fanno parte. Ma siamo convinti ce ne potrebbero essere tante altre, forse una per ognuno di voi.

       

       

       

      Credits: 

      Illustrazioni - Paolo Bombonato

      Testo - Antonio Oleari

      MATERIA

      Il feeling con la materia inizia dal bancone di un bar

      “Quello che non c’è? Lo si crea”

       

      I cancelli delle concerie sono ancora chiusi che zio e nipote sono già sul posto: un caffè al bar, qualche sbadiglio e tutta la determinazione di trovare quel che si cerca. La strategia? Appena aperta, all’alba, girare per la conceria prima che gli addetti siano arrivati, guardarsi in giro, lasciarsi ispirare e riconoscere le pelli giuste. “Quella, per esempio! Da dove viene?”  

      Quel giorno a rispondere è Gigi Ziggiotto, il direttore di una conceria artigianale. Dice che arriva da un’azienda brianzola che non ha saputo come usarla. Quattro millimetri, troppo spessa per farci qualcosa. E invece per Baxter è una scommessa: da quei quattro millimetri e dalla matita di Marco Milisich nasce il prototipo di Alfred, un divano anticato stile chester in cui è proprio la materia a prendere il sopravvento, così marcata eppure confortevole e seducente. 

      Ma la vera sfida è: come riprodurre quelle pelli uniche, trovate per caso? La risposta sta in un pensiero che presto diventa slogan: “Quello che non c’è, lo si crea. Quello che c’è già, dimentichiamolo”. E così la conceria si trasforma in un laboratorio d’alchimista: si prova, si sperimenta, a volte si sbaglia ma poi si ricomincia. Dai più classici ai più innovativi, col tempo si studieranno tutte le potenzialità dei materiali, che d’ora in poi saranno sempre al centro della ricerca di Baxter: idea e sostanza, disegno e materia andranno di pari passo nella grande sfida del creare.

      UNICITA'

      La strada verso l’unicità passa da… un salto con le scarpe sul divano

      “Scusa se te lo dico, Paolo, ma i tuoi divani sono meglio rovinati”

       

      New York, 1996. Un divano Baxter in esposizione tra le vetrine di ABC. Paolo Bestetti lo guarda con orgoglio, speranza, soddisfazione. Poi osserva meglio: spavento. La pelle è rovinata, il divano non è affatto com’è uscito dalla fabbrica. Imbarazzo. Appena entrato, le scuse al direttore del negozio: “Cos’è successo? Un corriere maldestro? Non si preoccupi, ne facciamo mandare uno nuovo, questa volta intatto”. Dall’altra parte, invece, una risata: “Scusa se te lo dico, Paolo, ma i tuoi divani sono ancora meglio rovinati. Quando sono nuovi la pelle è troppo dura, non emoziona. Così chiedo ai miei ragazzi di saltarci sopra con le scarpe: una, due, cento volte, finché non si ammorbidisce. Non faccio altro che accelerare il lavoro del tempo: a quel punto il cliente si sente avvolto dal suo divano”.

      È una grande lezione: il tempo e l’uso come reagenti capaci di far affiorare tutta la qualità del materiale. A casa, ci si rimette al lavoro: pelli da rovinare, altre già stressate. I tempi di produzione si allungano, ma non è un problema quando si vogliono battere nuove strade. 

      I divani vengono invecchiati uno per uno, ogni grinza, ogni increspatura è diversa dall’altra. Tra i solchi compare una parola che è anche un proposito: unicità.

      FIDUCIA

      Dalla fiducia nel made in Italy a quella nel…  made in Baxter

      “Così è splendido, non correggiamolo”

       

      Quell’anno alla fiera di Colonia lo stand è di un’eleganza molto anglosassone. Legno e cuoio riempiono lo spazio. La gente passa, dà un’occhiata, sorride ma non entra. I pochi che lo fanno si stupiscono appena sentono parlare italiano. “Ma come?” dicono, “pensavamo foste inglesi”. E’ così che da un giorno all’altro, sotto quel nome nato per gioco (ispirato a un cartone animato e a una via di New York) compare la scritta “Made in Italy”. E lo stand si riempie di visitatori.

      Fiducia è la parola chiave. A Colonia nel prodotto italiano. Poi, col tempo, nel prodotto Baxter. Il cliente impara a fidarsi di un gusto e di uno stile che ama fare propri, sposa un progetto che nella sua ispirazione ha ben poco dell’industriale. Così capita che dalla conceria arrivi una pelle con un colore diverso da come lo si era pensato: “È splendido, non correggiamolo”. Se c’è fiducia, c’è legame. E se c’è legame, anche l’imperfezione diventa qualcosa di cui innamorarsi.

      OSTINAZIONE

      Coraggio sì, ma soprattutto ostinazione

      “Pezzi venduti? Zero”

       

      “Se non mi considera una designer, allora me ne posso tranquillamente tornare a casa”. Il primo incontro con il celebre architetto Paola Navone, un pomeriggio a Milano, inizia con un divertente e un po’ imbarazzante malinteso. “Le diedi il benvenuto” racconta Paolo Bestetti, “confessandole di voler collaborare con lei perché non la ritenevo una vera e propria designer”. In effetti a Baxter piace la sua geniale capacità di aprire nuove strade, il suo metodo di lavoro così intuitivo e poco convenzionale, in cui la gestualità vale più della fredda progettazione. Per Paola infatti il disegno non è l’unica componente importante, conta soprattutto la forma che mani esperte sapranno dargli. E di Baxter apprezza proprio il “saper fare”, la capacità di manipolare le pelli in modo unico e raro, di renderle vive.

      C’è intesa e amicizia, altro che malintesi. Paola e Baxter iniziano il loro tragitto verso il contemporary inseguendo la più libera espressività. La materia diventa parte integrante del design, senza esserne subordinata. Morbidezza e comfort si uniscono al puro e semplice piacere di toccare le superfici.

      Tra le prime creazioni c’è Budapest: un divano dalle forme classiche, “accogliente come un nido che ti attrae” dice Paola. La sua seduta e lo schienale hanno dei grossi cuscini con cuciture a vista. Pezzi venduti? Per il primo anno, zero. Paola è quasi tentata di lasciar perdere, ma Luigi e Paolo mettono in campo tutta la loro ostinazione. Che non a caso fa rima con collezione: l’anno successivo viene riproposta la stessa, cambiano solo i colori. Questa volta scatta la scintilla, è l’inizio di un lungo successo.      

      METAMORFOSI

      Metamorfosi… Ovvero cambiar pelle (in tutti i sensi)

      “Ma come? Non avevate detto che non vi piaceva?”

       

      Per il salotto della loro nuova casa in Toscana, i clienti austriaci sono stati chiari: “Va bene tutto tranne che i prodotti in pelle. Per il resto ci fidiamo di te”. Paola Navone ne tiene conto e consiglia loro diverse soluzioni, salvo rimanere stupita quando riceve una telefonata in cui i clienti le annunciano di aver acquistato a sorpresa i divani che ha disegnato per Baxter. “Ma come? Non avevate detto che non vi piaceva la pelle?”. “A vederla in vetrina, sembrava tutto tranne che pelle”, dicono. “Lo abbiamo scoperto una volta entrati in showroom, e a quel punto ce ne eravamo già innamorati”.

      Un piccolo e curioso episodio come questo è l’importantissima conferma di un risultato raggiunto, di una metamorfosi compiuta: modellata così, morbida e sottile, leggera e naturale, è come se la pelle non fosse più tale. Assomiglia a un tessuto soffice e carezzevole, adattabile alle forme e capace di regalare sensazioni tattili del tutto inedite. 

      La svolta rispetto al mondo classico degli inizi è ormai evidente: nuovi clienti si uniscono agli affezionati, ormai conquistati da questo nuovo orientamento estetico. Baxter fa rotta sempre di più verso il design e la sperimentazione, facendo del continuo “cambiare pelle” il suo DNA.

      ANIMA

      Scavare (anzi, dragare) alla ricerca di un’anima

      “Davvero siete a Como? Avrei detto New York”

       

      A Cracovia c’è un intero negozio da arredare ma a venti giorni dalla consegna il consulente dà forfait. A chi affidarsi? Una nota rivista, Elle Decor Italia, ha appena dedicato un servizio a un’affascinante coppia di artisti. Lei è serba e dal mondo dei tessuti è passata a qualcosa di inedito e personale: regala nuova vita a vecchie seggiole o poltrone donando loro un effetto vintage. Lui è un artista tedesco. Insieme hanno aperto un atelier che dalle foto diresti… New York. Invece è a Como, a due passi dalla casa di Paolo Bestetti. Sono sufficienti una telefonata e un incontro: Baxter non ha trovato solo la soluzione per Cracovia, ma le persone giuste per passare a una nuova fase della sua storia.

      Interpretare il materiale, dipingerlo, maltrattarlo e allo stesso tempo amarlo. Tutto questo in Baxter si può riassumere con un solo verbo: “dragare”. Da quel primo incontro, infatti, Draga Obradovic (insieme ad Aurel K. Basedow) ha abituato tutti a stravaganti “incursioni” con i suoi pezzi dal sapore retrò, interventi originali e soprattutto unici, che esulano dal classico concetto di collezione. Le poltrone spogliate Deshabillé, le stampe su pelle, i tavolini Table-au e il profondo studio sulle texture si sposano perfettamente con il mondo Baxter. “Un mondo”, dice Draga, “che mi ha dato l’opportunità di esprimermi e osare con grande libertà”.

      E’ il passaggio da un’azienda di prodotto a un’azienda che ora ha una vera e propria anima, con nuovi elementi d’arredo ad arricchirla. Insieme ad essi cambia anche il modo di concepire il design, che non si ferma solo alle linee ma accoglie nel processo tanti tipi di nuovi materiali. Pietre, resine, vetro, acciaio: un design che prosegue in produzione, diventa qualcosa di fisico, strettamente legato alla materia che si vuole plasmare. 

      L’anima Baxter sarà poliedrica per definizione e non si legherà a un solo nome. Con gli anni le collaborazioni si allargheranno fino al mondo dell’arte. Autoproduzione, nuove competenze, il legame con le gallerie. Ogni singolo talento sarà la tessera di un grande mosaico di bellezza e creatività.

      EXPERIENCE

      L’esperienza di Baxter diventa experience

      “Conosci davvero il prodotto solo se lo vivi”

       

      In questo caso la parola italiana corre il rischio di confondere. Perché è vero che alla Baxter l’esperienza non manca, ma qui l’inglese experience rende meglio l’idea: fare, soprattutto vivere, un’esperienza.

      Dai divani degli inizi a un intero mondo fatto di letti, poltrone, sedie, tavoli, specchi, lampade e un’infinita serie di altri complementi e accessori d’arredo. C’è ormai tutto per creare un universo dentro cui il visitatore possa immergersi, qualcosa di attivo e dinamico, dove le persone si incontrano e si conoscono mentre conoscono Baxter. Magari in luoghi dimenticati ma allo stesso tempo ricchi di storia e di fascino: è con questa intuizione che nasce prima il Baxter Garage di Roma nel 2007 e poi, nel 2015, il Baxter Cinema di Milano.

      Riflettori e cartelloni retroilluminati rischiarano Largo Augusto. Il vecchio e glorioso Cinema President che diventa store, uno store che a sua volta diventa un palcoscenico per eventi e incontri: dall’arredamento al grande schermo, dalle pagine dei libri ai drink serviti sul bancone del bar. Non una semplice cornice di esposizione di prodotti, ma uno spazio che è riconoscibile e accogliente, che permette a Baxter di aprirsi anche ad altri brand con cui c’è affinità e voglia di condividere iniziative comuni.

      E per il futuro? “Non ci mancano le idee” confessano  Luigi e Paolo Bestetti, “per portare i clienti al cuore della nostra filosofia, dare loro l’opportunità di vivere e abitare fino in fondo i nostri prodotti”. Sognare in grande è una cosa che a Baxter riesce bene da sempre.

      PERSONE

      Da due a cento. Il cuore sono le persone.

      “Hai voglia di venire con me a Parigi? Presentiamo la Baxter”

       

      L’esperienza con la passione, il senso degli affari con la voglia di non seguire a tutti i costi le regole del mercato, le forme con i materiali. La storia di Baxter è una storia di incontri. Incontri di idee, certo, ma soprattutto di persone. A cominciare da loro due, i protagonisti con i quali tutti è iniziato.

      Gennaio 1990. Un giovane ragazzo torna da militare e accetta la proposta un po’ informale dello zio di accompagnarlo a Parigi: in fiera comparirà per la prima volta un nuovo marchio di divani chiamato Baxter. Lo zio si aspetta che il nipote si dia da fare per allestire lo stand, montare, smontare. Invece il ragazzo, al mattino del primo giorno, si presenta vestito di tutto punto. Abituato a vendere arredamenti nella ditta del padre, Paolo Bestetti è convinto di poter fare così la sua parte. Al ritorno, con grande spontaneità, Luigi Bestetti lo prende a bordo: gli offre l’occasione, entrando in Baxter, di passare dalla distribuzione alla produzione e di trasformare quella che era solo un’idea di business in un’azienda capace di stupire ed imporsi.

      Far sentire tutti nel posto giusto, dare sfogo alle idee in modo autentico, creare con naturalezza e senso del gusto, valorizzare il talento dei singoli e la sinergia dell’insieme. Con questi semplici obiettivi, anche oggi attorno a Baxter si sono incontrati conciatori, designer, artisti del fare. Ma anche operai, responsabili, manager.

      Sono oltre cento. E al di là delle loro qualifiche e competenze, si sentono i membri di una grande e poco ordinaria famiglia. 

      Top